Domenica 16 Febbraio
Altopiano dei Sette Comuni – Monte e forte Lisser
Difficoltà: EAI | Dislivello: 360 m |
Tempi: 4 ore | Lunghezza: 6,5 km |
Quota Massima: 1633 m | (Monte Lisser) | Cartografia Tabacco: 057 |
Camminare ammirando panorami su Prealpi e Dolomiti, immersi nella storia della grande guerra e nella natura. La mole del Monte Lisser, caratteristico per la brulla cima, domina il paesaggio ad ovest di Enego, il più orientale dei comuni dell’Altopiano. Dalla sua sommità si ha una visuale stupenda che si estende oltre i rilievi dell’altopiano coronati dalle inconfondibili sagome dell’Ortigara e di Cima XII, dalle Pale di S. Martino alle Vette Feltrine, al Massiccio del Grappa, alla Catena dei Lagorai con la dominante Cima d’Asta. Oltre che per lo straordinario panorama sulla cima del monte si possono ammirare i resti del Forte Lisser, realizzato nel 1911-12, che aveva il compito di sbarrare l’accesso alla Valsugana e difendere il vicino confine. L’itinerario si sviluppa in gran parte su strade militari e mulattiere di guerra e può essere l’occasione per cimentarsi con le racchette da neve. Parcheggiate le auto prima della baita Monte Lisser, sulla strada per Val Maron – 1275 m, si imbocca la strada militare a fianco del vecchio rifugio Tombal che, con modesta pendenza, sale lungo il versante orientale del monte arrivando alla località Lambara – 1423 m (bivio). Da qui si prende la mulattiera sulla destra (tabella segnavia CAI N° 865) che sale in direzione nord, superando i resti delle casermette per la guarnigione del forte, raggiungendo la pianeggiante sommità del Monte Lisser – 1633 m, con i resti dell’omonimo forte. Dopo la sosta si scende lungo la dorsale verso sud, raggiungendo la strada militare percorsa in salita, attraverso la quale si ritorna al luogo di partenza. |
Domenica 2 Marzo
Altopiano di Asiago – Cima Mandriolo
Difficoltà: EAI | Dislivello: 500 m |
Tempi: 5 ore | Lunghezza: 9 km |
Quota Massima: 2049 m | (Cima Mandriolo) | Cartografia Tabacco: 050 |
L’altopiano dei Sette Comuni, o di Asiago, è un vero paradiso per passeggiate ed escursioni invernali sulla neve. In un territorio così grande le possibilità di camminate sono infinite e raccontarle tutte sarebbe un’impresa assai faticosa. Il tracciato si snoda in un ambiente tipicamente alpino tra malghe, rifugi e boschi misti di larici e abeti. Fino a pochi anni fa questo era un centro sciistico ormai in disuso e la natura ha ripreso pieno possesso del territorio diventando un piccolo paradiso per escursionisti e scialpinisti. Questo è uno degli itinerari più frequentati con le ciaspole ad Asiago, così, è sempre possibile trovare molte persone che percorrono queste tracce …. non rimane che seguirne i passi. Questa escursione conduce a Cima Mandriolo – 2049 m, transitando per Porta Manazzo, uno straordinario balcone panoramico sul Pizzo di Levico e sulla Valsugana. L’escursione inizia da Malga Larici e segue la mulattiera che, in leggera salita e attraversando boschi e pascoli coperti dalla neve, conduce verso la Malga Porta Manazzo – 1755 m. Lasciata sulla sinistra la deviazione per la Malga si risale verso nord, in direzione di Porta Manazzo da dove si prosegue verso ovest lungo l’alta via degli altipiani su segnavia CAI N° 205. Si può scorgere in lontananza cima Mandriolo da dove, una volta Arrivati in cima si può godere di un panorama mozzafiato. A nord-ovest sotto i nostri piedi la Valsugana con i laghi di Levico e Caldonazzo. Sullo sfondo le Dolomiti di Brenta e scendendo con lo sguardo, a sud la piana di Vezzena e il monte Verena, a est Cima Larici e Cima Portule.
Domenica 16 Marzo – Dolomiti di Zoldo – Cima Fertazza
Difficoltà: EAI | Dislivello: 700 m |
Tempi: 6 ore | Lunghezza: 13,5 km |
Quota Massima: 2101 m | (Cima Fertazza) | Cartografia Tabacco: 015 |
Tra tutti i belvedere delle Dolomiti ce n’è uno ben conosciuto che, probabilmente, offre un panorama tra i più belli e singolari di tutta l’area dolomitica. Si tratta della cima del monte Fertazza (o Col dei Viai), situata sul versante sud della Val Fiorentina e Alleghe, in provincia di Belluno. La salita alla cima è una facile passeggiata che, a seconda dell’innevamento, con ciaspole o ramponcini, permetterà di godere di un panorama a 360°. L’escursione, relativamente facile, si caratterizza immediatamente da un susseguirsi di sorprendenti panorami che si affacciano, sostanzialmente, sulla Val Fiorentina, verso nord. Da Pescul, alla base degli impianti di risalita, ci si incammina su strada forestale su segnavia CAI N° 569 che, con larghi tornanti e moderata pendenza, si inoltra nel bosco risalendo il versante nord del monte. A quota 1850 m, si abbandona la strada forestale e si risale verso a sud per un ripido sentiero nel bosco, che arriva ad un ampio pianoro ai lati della pista da sci. Questa parte di salita risulta particolarmente faticosa ma priva di difficoltà tecniche. Si costeggia la pista da sci per un breve tratto per affrontare lo strappo finale, di poche decine di metri, che consente di raggiungere la croce di vetta del Col dei Viai – 2101 m: Da quassù è possibile ammirare il lago di Alleghe, Pelmo, Civetta, Antelao, Marmolada, Tofane… e chi più può, più ne metta!! La presenza di grandi e deturpanti antenne non sminuisce lo splendore del panorama che si presenta agli occhi soddisfatti dell’escursionista.
Domenica 30 Marzo
Dolomiti Agordine – Forcella del Sief
Difficoltà: EAI | Dislivello: 600 m |
Tempi: 6 ore | Lunghezza: 9,5 km |
Quota Massima: 2290 m | (Bivacco Sief) | Cartografia Tabacco: 007 |
Il Castello d’Andraz sorge su un grande masso erratico trasportato a valle durante l’ultima glaciazione, posto in posizione dominante sulla vallata. I primi cenni storici sono successivi all’anno 1000. Fu in età medioevale un importante baluardo strategico militare che, in condizioni normali, ospitava al proprio interno un numero variabile tra dieci e quindici persone tra servi e soldati. Impiegando annessi e pertinenze poteva offrire ricovero a guarnigioni ben più numerose. Nicolò Cusano fu senz’altro l’ospite più illustre di Andraz. In qualità di Vescovo di Bressanone prescelse la rocca a garanzia della propria incolumità. Cima Sief è un rilievo alto 2424 m, situato nelle Dolomiti nella zona tra Val Badia, Valle del Livinallongo e Ampezzano; Composto dalla cima vera e propria e dal cosiddetto Dente il Monte è geologicamente e storicamente inscindibile dal più celebre Col di Lana, del quale rispecchia gran parte delle caratteristiche morfologiche. Perciò, pur essendo anch’esso strettamente legato alle tragiche vicende della Grande Guerra, il Sief va considerato principalmente per i suoi pregi di meta escursionistica. Lo spettacolare percorso risale lungo i valloni della Viza prima e di Gerda poi, accompagnando gentilmente, ma in sicurezza, le pareti meridionali delle pale de Gerda. Le nevi farinose e abbondanti, i panorami spettacolari sulle più belle cime delle Dolomiti e gli ambienti da favola che si attraversano, creano una delle più belle escursioni sulla neve dell’Alto Agordino.
Sabato 12 Aprile
Cadini di Misurina – Rifugio città di Carpi
Difficoltà: EAI | Dislivello: 880 m | Tempi: 5 ore | Lunghezza: 15,5 km |
Quota Massima: 2110 m | (Rifugio Città di Carpi) | Cartografia Tabacco: 017 |
L’ escursione parte da Misurina e, attraverso il bosco magico, conduce al rifugio città di Carpi. Si lasciano le auto alla partenza della seggiovia per il Col de Varda, e si imbocca la strada forestale che conduce a un bivio dove le indicazioni segnalano il percorso per evitare la pista da sci. Superato un breve ma ripido tratto, il sentiero fa una svolta catapultando l’escursionista, attonito, di fronte alla imponente bastionata delle Marmarole che offrono generosamente le loro torri, le possenti pareti ed i selvaggi valloni. Superbo re incontrastato, il Sorapis. Immersa nell’ ombra della valle, la secolare foresta di Somadida aspetta il suo turno per beneficiare del sole invernale. Sopra scorrono le guglie aguzze e acuminate dei Cadini. La mulattiera continua per il rado bosco in lieve ma costante discesa e, raggiunto un bivio, comincia la lieve salita che si concluderà a forcella Maraia dove, sull’ insellatura che si apre fra le Cime di Maraia ed il Ramo di Campoduro, è stato costruito il rifugio Città di Carpi. Qui, nelle belle giornate, la vista è spettacolare in un susseguirsi di cime, torri e pinnacoli. Dopo la doverosa pausa, si scende per la stessa via gustandosi ora la rosea scogliera del Cristallo e delle prime ombre che invadono la val Popena, celata fra rocce e boschi e sbarrata, come fortezza naturale, dalle pareti del Corno d’Angolo e dalle Crode di Pausa Marza. A completare questo giro di orizzonte, il Picco di Vallandro, il Monte Piana, e non ultime, le Tre cime di Lavaredo.
Domenica 4 Maggio
Val Venegia – Castellaz – Cristo Pensante
Difficoltà: E | Dislivello: 760 m |
Tempi: 6 ore |
Lunghezza: 17,5 km |
Quota Massima: 2333 m |
(Cima del Castellaz) | Cartografia Tabacco: 022 |
La Val Venegia è un classico e facile percorso escursionistico, anche con ciaspole, che si svolge in un ambiente dolomitico ricco di panorami e particolarmente vario nei suoi aspetti. La salita al Cristo Pensante, come tutta la Val Venegia, è un’ottima opportunità per ammirare le Pale di San Martino in tutta la loro nobile bellezza e signorile grandiosità. Sulla Cima del Monte Castellaz – 2333 m, si trova la croce in ferro e la statua in marmo del Cristo Pensante, circondati dalla natura inconsueta del Parco Naturale di Paneveggio. Il Castellaz è stato una roccaforte italiana durante la Prima guerra mondiale e ne sono ancora ben evidenti i segni come resti di trincee e gallerie. Il giro inizia dal parcheggio di Pian dei Casoni, dove il torrente Travignolo scorre limpido e quieto. Superata Malga Juribello si procede verso sud fino alla Capanna Cervino. In breve, seguendo il facile sentiero si arriva alla base del Castellaz. Questo monte è stato uno dei teatri più importanti della Grande Guerra trovandosi in una posizione a cavallo tra il gruppo delle Pale, il Lagorai e il gruppo Bocche-Iuribrutto. La salita si concretizza con un sentiero che sale a zig-zag, un po’ impegnativo per la pendenza che, in circa 40 minuti, conduce alla cima dove si trova la statua del Cristo e dove il panorama è a 360° sulle cime del Gruppo delle Pale di San Martino, la catena del Lagorai, più in basso il Passo Rolle, San Martino di Castrozza e il Lago di Paneveggio. Si scende quindi lungo la Val Venegia oltrepassando Malga Venegiota e Malga Venegia, fino a rientrare al Pian dei Casoni.
Domenica 18 Maggio – Alpi Carniche – Monte Festa
Difficoltà: E | Dislivello: 810 m | Tempi: 5,5 ore | Lunghezza: 12 km |
Quota Massima: 1055 m | (Monte Matajur) | Cartografia Tabacco: 020 |
Il Monte Festa è una delle mete più affascinanti e attraenti del Friuli Venezia Giulia. Una di quelle escursioni perfette per chi desidera immergersi nella natura e nella storia. Situato nelle Prealpi Carniche, tra il fiume Tagliamento e il lago di Cavazzo, il Monte Festa offre panorami spettacolari e testimonianze uniche legate alla Grande Guerra, grazie al suo iconico Forte. L’arrivo in cima, a quota 1065 m, regala una vista mozzafiato sul lago e sulle valli, rendendo l’esperienza incancellabile. Il Forte del Monte Festa è una delle opere militari italiane di inizio ‘900 più importanti in Friuli Venezia Giulia. Grazie alla sua posizione strategica poteva controllare eventuali invasioni provenienti dalla confluenza tra i fiumi Fella, Tagliamento e la Val del Lago. La sua costruzione risale al 1910 ed è collegato da una grande strada militare di 8 km che dalla sella di Interneppo sale fino in cima al monte. Il sentiero CAI N° 838 e la strada militare permettono di raggiungere un pianoro a 980 m dove si iniziano a vedere i primi resti del complesso: i ruderi di alcune casermette, dei magazzini e quelli che, probabilmente, furono gli alloggi dei soldati. Superati questi, la strada prosegue verso la cima dove si trova il Forte vero e proprio. Si vedono le due batterie corazzate e, sulla sinistra, due caverne utilizzate come montacarichi e deposito per le munizioni. Proseguendo la visita si possono vedere altre gallerie prima di arrivare in cima, dove si trova un edificio successivo alla Grande Guerra. Da qui è possibile scendere, grazie a delle scale, nel cuore del Forte dove sono ancora visibili delle casematte.
Domenica 25 Maggio – Aquileia, Grado e foce dell’Isonzo
Difficoltà: CT | Dislivello: 0 m | Tempi: 8 ore | Lunghezza: 55 km |
Quota Massima: /// | Cartografia Tabacco: /// |
Situata a circa 40 chilometri a sud di Udine, Aquileia è stata inserita nel 1998 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO per l’importanza della sua area archeologica e per la bellezza dei mosaici pavimentali che ospita. Fondata nel 181 a.C. come colonia romana, la storia di Aquileia si consolidò grazie a Giulio Cesare che potenziò la storica strada romana che conduceva al Norico. L’imperatore Diocleziano trasformò Aquileia in una delle più grandi città dell’impero romano, dotandola di una potente flotta e di una zecca. Nella zona del Belvedere dove la terra lascia posto alla laguna, era possibile imbarcarsi per raggiungere l’isola di Grado. Nel 1905 fu costruita una strada nel mezzo della laguna per collegare le due parti del territorio. Con il trattato di Campoformio (1797) e la fine della Repubblica Veneta, Grado entrò a far parte dei domini di casa d’Austria che ne mantenne il possesso fino alla 1^ GM. Grado divenne una delle località balneari più note dell’Impero austro-ungarico; Nuovi alberghi e villini furono costruiti nella zona prospiciente al mare mentre, nel 1910, fu aperto il tronco ferroviario per Cervignano. Nel viaggio verso la foce dell’Isonzo, si incontra la “Riserva naturale Valle Cavanata”, un’area naturale protetta in località di Fossalon di Grado di 341 ettari e la “Riserva naturale Valle Cavanata”, un’area naturale protetta si articola su 341 ettari, di cui 67 a mare. Il viaggio prosegue poi all’interno della Riserva Naturale della Foce dell’Isonzo, dove si trova Punta Sdobba, un villaggio di pescatori, un luogo, nato con le bonifiche fatte ai tempi di Mussolini e rimasto nel passato.
Domenica 8 Giugno
Catena dell’Auta – Cima e rifugio Sasso Bianco
Difficoltà: EE |
Dislivello: 1200 m (940 m al Rifugio) |
Tempi: 7 ore |
Lunghezza: 15 km Lunghezza: 11,5 km |
Quota Massima: 2407 m | (Cima Sasso Bianco) | Cartografia Tabacco: 015 |
Il Sasso Bianco è una terrazza sulle Dolomiti che appartiene alla catena montuosa dell’Auta, un sottogruppo della Marmolada, la quale domina le frazioni dell’alto Agordino, digradando fino al lago di Alleghe. Sul versante nord si stacca una parete inaccessibile mentre, a sud, ampie praterie permettono di raggiungerne la cima. L’escursione parte dal piccolo centro abitato di Caracoi Cimai. A pochi metri dal parcheggio inizia il sentiero N° 682, con una salita impervia, non banale e con discreta pendenza. Molto suggestiva la località chiamata Giardogn, con piccole baite, tabià e un crocefisso. Si arriva finalmente in cima. Che dire, assolutamente uno dei più bei panorami sulle Dolomiti. Scendendo dalla cima si percorre parte del tragitto fatto fino alla forcella e al bivio successivo, per continuare verso destra. Passando per Tabiai de Ciàmp e Forca, si arriva al Rifugio Sasso Bianco. In una parola, MAGNIFICO. Il Rifugio – 1840 m, si colloca nell’affascinante località di Tabiai de Ciàmp, ampia e verdeggiante radura in quota ai piedi del Sass Bianc (Sasso Bianco). La località è caratterizzata da un paesaggio maestoso, con ampie distese prative e spettacolari vedute sulla Civetta, Pelmo, Pelsa e Pale di San Martino. Il tutto alla presenza di numerose baite, masi e fienili, tradizionalmente utilizzati dagli abitanti di San Tomaso per l’alpeggio. Si ripercorre il sentiero a ritroso sino al bivio per Bramezze. La discesa è inizialmente semplice, attraversando radure e boschi. Si raggiunge il punto in cui il Monte Piz franò e si supera un bosco che, dolcemente, lascia spazio al piccolo borgo e al successivo parcheggio.
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Domenica 22 Giugno
Malga Pramosio – Lago e cima Avostanis
Difficoltà: E | Dislivello: 740 m |
Tempi: 4,5 ore |
Lunghezza: 10 km |
Quota Massima: 2193 m | (Cima Avostanis) | Cartografia Tabacco: 009 |
Classica salita delle Alpi Carniche Friulane, facile e molto remunerativa, per i bellissimi panorami che si aprono in ogni direzione e per i resti della Grande Guerra. La conca del Lago Avostanis, dominata dalla omonima Cima e dalla Creta di Timau, è al centro di verdissimi prati tappezzati di fiori alpini ed è senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi della Carnia. Lungo tutta la dorsale che conduce alla Creta di Timau il panorama si apre sia sul versante italiano che su quello austriaco, permettendo di ammirare Pal Grande, Pal Piccolo, la maestosa Creta di Collina e tutto il gruppo del Coglians e Chianevate, verso Ovest. Da Malga Casera Pramosio – 1521 m, punto di partenza dell’escursione, si imbocca la strada forestale N° 402. Dopo circa 30 minuti di cammino ci si trova nei pressi del Rifugio Morgante-Casera Malpasso dove incomincia la salita, non troppo pronunciata. In poco meno di 2 ore si arriva al lago Avostanis, lucente bacino di acqua graziosamente adagiato in una conca verdissima nella Valle del But. Si riparte salendo il sentiero che passa dietro alla Malga Pramosio Alta con una salita più ripida e impegnativa. Arrivati in Cima Avostanis – 2192 m, si gode un panorama strepitoso a 360°, si può ammirare verso Sud la vallata del But mentre, a nord, tutto il comprensorio roccioso Austriaco, dai nomi laconicamente impronunciabili. Per il rientro si realizza un piccolo anello dirigendosi verso la creta di Timau e scendendo al lago da ovest. Dal lago si rientra al punto di partenza per il sentiero percorso in salita fino a Malga Casera Pramosio, dove sono state parcheggiate le auto.
Sabato 5 Luglio – Alpe Cermis – Ferrata e laghi di Bombasel
Difficoltà: EEA / E |
Dislivello: Gr. “A” 1180 m Gr. “B” 960 m |
Tempi Gr. “A” 7 ore Gr. “B” 5,5 ore |
Lunghezza: Gr. “A” 14,5 km Gr. “B” 13 Km |
Quota Massima: 2535 m | (Castel di Bombasel) | Cartografia Tabacco: 014 |
Tra i paesaggi emozionanti che il Lagorai riserva agli occhi dell’escursionista ci sono i tre laghi di Bombasel. I bacini si estendono per 15 mila metri quadrati, a quasi 2300 m di quota. Disposti grossomodo in successione sud – est, sono uno degli autentici spettacoli che la Val di Fiemme regala. Compiere un’escursione in questa zona lascia emozioni e ricordi che saranno difficili da dimenticare. A est della dorsale del Castel di Bombasel, che si allunga verso nord, si insinua la Val Lagorai, punto di partenza dell’escursione. Caratterizzata da fitti boschi e dall’omonimo rivo lo scenario è proprio del Lagorai, aspro e selvaggio, ma allo stesso tempo affascinante e molto suggestivo. La valle sfocia dapprima in un’ampia superficie prativa dove il lago Lagorai e l’omonima malga disegnano un vero quadro “d’autore”, bello e delicato. La strada forestale che giunge sin qui ora diventa un sentiero che, gradualmente si fa più severo e ripido e risale “il Vallone” fino alla forcella del Macaco – 2278 m. Scavalcata la forcella è subito visibile il maggiore dei tre laghi di Bombasel. Qui i due gruppi si dividono: Il Gruppo “A” affronta la Cermiskyline o ferrata dei laghi (composta da due tratti di modesta difficoltà, ben attrezzata e disegnata) che aggira il Castel dei Bombasel per rientrare praticamente poco più a nord del punto di attacco. Se rimangono ancora delle energie disponibili, il gruppo “B” ha la possibilità di salire lungo un facile sentiero fino a Cimon del To della Trappola – 2401 m, oppure rilassarsi tranquillamente e visitare i panorami e le rive dei tre laghi. Il rientro avviene per la medesima via di salita.
Sabato 19 – Domenica 20 Luglio – Val Badia – Piz de Puez
Giorno 1: | Difficoltà: EEA |
Dislivello: 1200 m – 200m |
Tempi: 6 ore | Lunghezza: 9 Km |
Giorno 2: |
Difficoltà: EE |
Dislivello: + 600 m – 1600 m |
Tempi: 7 ore | Lunghezza: 14 Km |
Quota Massima: 2913 m | (Piz de Puez) | Cartografia Tabacco: 007 |
Un weekend in Val Badia per camminare sui sentieri di uno dei parchi più belli delle Dolomiti, quello del Puez-Odle, patrimonio dell’UNESCO, circondati da un ambiente fantastico, in parte ancora integro e lontano dai soliti circuiti più frequentati. La Val Badia (Gadertal in tedesco) è una valle dell’ Alto Adige, che si sviluppa lungo il Rio Gadera. Popolata prevalentemente dai Ladini, la valle è una trasversale della Vl Pustreria, orientata in direzione nord-sud. il suo imbocco si trova presso San Lorenzo di Sebato, alla confluenza del suddetto torrente nel Rienza, e termina a monte al Passo Campolongo. I prati falciati con cura, le antiche viles e i masi più recenti convivono in perfetto equilibrio, così come i vecchi e i nuovi fienili. Animali al pascolo, boschi ben tenuti, cime meravigliose, come il Sas dla Crusc e la Cima Nove che ne fanno da anfiteatro. Dal parcheggio del cimitero di La Villa si sale per sentiero CAI N° 11 per il rifugio Gardenacia – 2050 m. Il rifugio si trova sulla malga Stern, un luogo affascinante dal quale si gode una vista incantevole sull’estesa Val Badia. Intorno al XIX° secolo iniziarono le attività turistiche e l’alpinismo divenne un’attività del tempo libero, crebbe anche la richiesta di pernottamenti alla malga, punto di partenza ideale per escursioni alpinistiche sul Sassongher e sul Somamunt. Nel 1938 fu costruito un rifugio alpino, che, per i canoni dell’epoca, era un edificio in grado di offrire ogni comfort. Il Para dai Giai, che si raggiunge il giorno dopo, appare come un immenso spuntone roccioso, impressionante per le sue strapiombanti pareti e per il suo profilo marcato. Al crocevia presso il rifugio si prosegue a sinistra sul sentiero N° 11, si tralascia il percorso per il Para dai Giai e ci si immette nel solco di una valletta rocciosa. Più in alto il panorama si apre e la vista inizia a spaziare sull’altopiano roccioso e quasi lunare della Gardenacia. Dal bivio più sopra in breve si raggiunge la cima del Ciampanì da dove il panorama si apre sulle Odle e su tutto questo settore dolomitico. Ritornati al bivio si prosegue verso ovest/sud ovest su sentiero CAI N° 1 per raggiungere il rifugio Puez – 2475 m, dove si pernotta. Il rifugio Puez (in ladino Utia de Puez, in tedesco Puezhütte) appartiene alla sezione CAI di Bolzano e si trova una valletta erbosa ai piedi delle punte dell’omonimo gruppo a 2475 m, nella provincia autonoma di Bolzano. Inaugurato nel 1889 come ricovero per alpinisti all’Alpe del Puez (Puezalm), poteva ospitare 14 alpinisti e trasformato, nel 1903, in un rifugio vero e proprio. Durante il primo conflitto mondiale il rifugio venne seriamente danneggiato ed espropriato alla fine del conflitto. Assegnato alla sezione di Bolzano del CAI, nel 1934 f riparato e riaperto. Nel 1982 è stato inaugurato il nuovo rifugio Puez, sorto accanto al vecchio. Il secondo giorno, di buon mattino, si parte per la cima del Piz de Puez – 2913 m, la principale cima dell’omonimo altopiano, assai frequentata nel periodo estivo. Si ritorna al rifugio Puez e si comincia la lunga discesa verso La Villa, passando prima per la forcella Gardenacia – 2542 m. e l’omonima cima segnalata da una piccola croce: da qui è possibile godere di una vista spettacolare sulle Odle, il Sass de Putia, il Gruppo del Sella, l’Altopiano del Puez, il Sassongher e la non meno imponente Marmolada. Si prosegue poi verso la seconda grande croce che arriva alla cima del Para dai Giai – 2499 m, dove la vista spazia a 360°. La discesa continua superando una cengia leggermente esposta ed un brevissimo tratto attrezzato (fune metallica corrimano) per raggiungere il rifugio Gardenacia dove si farà una piccola sosta. Da qui si prende il sentiero CAI N° 5 per ritornare a La Villa.
Sabato 26 Luglio – Gruppo del Lagorai – Cima di Cece
Difficoltà: EE | Dislivello: 1200 m | Tempi: 6,5 ore | Lunghezza: 17 Km |
Quota Massima: 2754 m | (Cima di Cece) |
La Cima di Cece è una montagna del Trentino orientale, nel Gruppo del Lagorai e si trova sullo spartiacque fra la Val di Fiemme (bacino dell’Adige), la Valle del Vanoi (bacino del Brenta) fra i comuni di Predazzo e Canale San Bovo; La caratteristica roccia porfirica, scura e rossastra, è in evidente contrasto con la chiara e pallida roccia Dolomitica delle attigue Pale di San Martino e del Catinaccio. Cima Cece è la vetta più alta con i suoi 2754 m e rappresenta la massima elevazione della Catena del Lagorai. Lungo il percorso sono presenti fortificazioni e trincee risalenti alla prima guerra mondiale. Escursione abbastanza impegnativa sia per lunghezza che per dislivello: i sentieri sono ripidi e a tratti su pietraie. Da Trento si va in Val di Fiemme, a Predazzo; da qui si prende la strada seguendo la direzione Malga di Valmaggiore – 1619 m, dove c’è possibilità di un ampio parcheggio. Si risale la Val Maggiore, dapprima per strada forestale, poi per sentiero roccioso fino a giungere al Bivacco Paolo e Nicola sulla Forcella Valmaggiore – 2180 m. Dal bivacco si prosegue risalendo lungo un vallone fra sassi e roccette ammirando, lungo la salita, il Dente di Cece (detto anche Campanile di Cece). Il sentiero prosegue verso Forcella Cece; un grosso masso segna la deviazione dove inizia la cresta che porta alla Cima di Cece risalendo l’ultimo ripido e poco esposto tratto fino alla croce di vetta. Il ritorno può avvenire da Forcella di Cece – 2393 m passando per il Lago Caserina – 2087 m, si arriva al Lago di Cece – 1879 m e si rientra per la Valmaggiore al parcheggio della Malga.
Sab. 2 / Dom. 3 / Lun. 4 / Mar. 5 Agosto
Trekking in Val D’Ultimo e Val di Rabbi
Quota massima: 3347 M (Cima Rossa di Saent)
Cartografia: Tabacco 045
Giorno 1 Difficoltà: E |
Lago Fontana Bianca (Weissbrunnsee) 1872 m Rifugio Canziani – 2561 m |
Dislivello 680 m | Tempi 2 ore | Lunghezza 3,5 Km |
Giorno 1 Difficoltà: E | Giro facoltativo alla parte superiore Lago Verde | Dislivello 100 m | Tempi 1 ora | Lunghezza 2 Km |
Giorno 2 Difficoltà: E |
Rifugio Canziani – 2561 m Rifugio Silvio Dorigoni – 2437 m |
Dislivello + 470 m – 580 m | Tempi 1 ore | Lunghezza 2 Km |
Giorno 2 Difficoltà: E | Salita facoltativa al Lago Sternai | Dislivello 180 m | Tempi 2 ore | Lunghezza 2,2 Km |
Giorno 3 Difficoltà: EE |
Rifugio Silvio Dorigoni – 2437 m Cima Rossa di Saent (Hintere Rotspitze) 3347 m |
Dislivello 910 m | Tempi 5 ore | Lunghezza 13 Km |
Giorno 3 Difficoltà: E |
Possibile salita alla Bocchetta di Saent 3121 m o alla Cima Careser – 3186 m |
Dislivello 70 m | Tempi 0,5 ore | Lunghezza 0,77 Km |
Giorno 4 Difficoltà: E |
Rifugio Silvio Dorigoni – 2437 m Lago Fontana Bianca (Weissbrunnsee) 1872 m |
Dislivello + 500 m – 1068 m | Tempi 5 ore | Lunghezza 11,5 Km |
La Val d’Ultimo è parte integrante del Parco Nazionale dello Stelvio. La valle è incantevole ed offre molteplici percorsi escursionistici, masi centenari, boschi, ruscelli e un panorama naturale caratterizzato da un’ambiente quasi incontaminato. La si raggiunge da Lana di Trento, superando San Pancrazio, Santa Valpurga e San Nicolò, fino ad arrivare a Santa Gertrude d’Ultimo – 1504 m. Qui si entra nel Parco Nazionale dello Stelvio.
Giorno 1 – Il trekking inizia dalla località Lago Fontana Bianca (Weissbrunnsee) – 1879 m, bacino artificiale dell’ENEL, dove si parcheggiano le auto. Il posto è molto gettonato in estate come area pic-nic. Da qui si prosegue a piedi su comodo sentiero CAI N° 140, per bosco e pascoli, che sale ripido fino al limitare della vegetazione. Si continua poi tra pietraie e tornati ben segnati, sino allo sbarramento del Lago Verde dove sulla sua sponda è stato costruito il rifugio Canziani al lago verde (Hocksterhutte am Grunsee), dove si pernotta. le alte cime che si specchiano sul Lago Verde sono innumerevoli, molte delle quali superano agevolmente i 3000 metri – Cima Sternai – 3.443 m – Cima Fontana Bianca – 3235 m e Cima Gioveretto – 3.439 m.
Giorno 2 – Dal rifugio si attraversa la diga artificiale e, seguendo il segnavia CAI N° 12 prima e N° 107 poi, si risale tutta la valle fino a raggiungerne la sommità, dove troviamo il Lago Nero – 2544 m, grazioso specchio d’acqua posto all’interno di una conca nel quale si riflette il Monte dei Metalli – 2633 m. Poco più in là inizia il sentiero che sale più rapidamente, caratterizzato da innumerevoli tornantini, che conduce alla forcella Giogo Nero che, superata, apre la porta di ingresso per la Val Di Rabbi. La Val Di Rabbi è una delle valli Trentine più alpestri, ricoperta di foreste con abeti e larici secolari, vasti pascoli e masi appollaiati su terrazzi glaciali. Caratteristiche sono le famose e spettacolari cascate di Saent, dall’impressionante impatto scenografico, proprio alle sorgenti del torrente Rabbies. Si riprende il cammino che, in dolce discesa, conduce al rifugio Silvio Dorigoni – 2436 m, di proprietà della SAT dove si pernotterà per due notti. Possibile e molto apprezzata la salita ai Laghi di Sternai, piccole gemme di acqua cristallina incastonate nel gruppo Ortles-Cevedale e situati sulla piana sopra il rifugio, sotto il passo di Saent. Qui attraversati alcuni acquitrini sarà possibile ammirare la bellezza e la pace di questi graziosi specchi d’acqua. L’ampio paesaggio di montagna, il silenzio e la pace che a questa quota si respirano e i panorami sulle cime tutto intorno, rendono questo luogo una vera rarità della Val di Rabbi, una di quelle viste che non puoi assolutamente perdere.
Giorno 3 – Di buon mattino si inizia la salita su sentiero CAI N° 101. Poco dopo aver superato un torrente ci si innesta sul successivo sentiero CAI N° 104 per salita alla Bocca Di Saent – 3121 m. Sin da subito il sentiero inizia a salire con buona pendenza, superando rocce stratificate, roccioni, sfasciumi dai colori sgargianti e si raggiungono dei laghetti di fusione posti alla base di ciò che resta dell’antico ghiacciaio. Ora la salita si fa più ripida e faticosa sino a raggiungere la cresta sotto cima Mezzena. Seguendo il crinale con un ultimo tratto di facile traversata si giunge alla Bocca Di Saent. Dinanzi è ben visibile il ghiacciaio del Careser contornato da pareti rocciose e cime che superano tutte i 3000 mt. – Cima Careser – 3186 m, Cima Campisol – 3159 m, Cima Mezzena – 3172 m e la Cima Rossa di Saent – 3347 m, che si raggiunge poco dopo. Sembra quasi imbarazzante immaginare di fare una scelta su quale, o quali, salire. La vista a 360° sulle conche glaciali circostanti riempie gli occhi, non da ultimo la vista sul Vioz – Gran Zebrù – Ortles che si elevano con la loro imponente massa glaciale.
Giorno 4 – Dal Rifugio Dorigoni si ripercorre a ritroso il sentiero CAI N° 107 sino ad arrivare alla forcella Giogo Nero. Per cresta si raggiunge la grande croce sommitale di cima Collecchio – 2957 m. Anche qui, vista a 360° che offre un panorama inebriante su cime e su laghetti che, più in basso e verso sud, contornano il più imponente Lago Corvo. Ritornati al passo si scende e si rientra in Val D’Ultimo per percorrerla dal lato opposto a quello di salita, attraversando specchi d’acqua più e meno estesi, affiancando torrenti sempre più impetuosi che vanno a colmare il bacino idrico di Fontana Bianca, dove sono state parcheggiate le auto.
Domenica 24 Agosto – Cresta di Costabella – Ferrata Bepi Zac
Gruppo “A” | Difficoltà: EEA | Dislivello: 1050 m | Tempi: 6,5 ore |
Lunghezza: 12 km | Quota Massima: 2759 m | (Cima di Costabella) | Cartografia Tabacco: 006 |
L’Alta via Bepi Zac è un percorso attrezzato di cresta che parte dal Passo delle Selle, sopra il Passo San Pellegrino, e termina alla Forcella Ciadin, dopo aver superato il Sasso di Costabella. Il secondo tratto, quello che porta alla Forcella dell’Uomo, è dichiarato Sentiero per escursionisti esperti. L’itinerario dell’Alta via Bepi Zac che viene proposto ha, non solo panorami stupendi, ma permetterà di entrare emotivamente negli spazi montani in cui si è combattuta la Grande Guerra. Si visitano prima le trincee, i camminamenti, le gallerie dei Kaiserjäger e poi quelle dell’esercito italiano. Grazie alle innumerevoli testimonianze che ancora si possono vedere lungo il percorso, l’escursionista potrà riflettere sull’orrore della guerra. Il sentiero attrezzato non è molto difficoltoso, anche se alcuni tratti sono esposti. Si raccomanda sempre attenzione e attrezzatura adeguata. L’Alta via Bepi Zac è intitolata al noto alpinista fassano Bepi Pellegrin (detto Zac), innamorato della natura e appassionato di storia locale, nonché titolare del Rifugio Passo delle Selle – m 2528, il “Bergvagabunden Hütte” (rifugio dedicato ai “vagabondi” della montagna), ora passato di mano al figlio Floriano. La ristrutturazione del percorso di guerra, con grandiosi scenari panoramici che spaziano dalla Marmolada alle Pale di S. Martino, dal Sella al Sassolungo, dal Catinaccio al Latemar, è opera appassionata e meritoria di Livio Defrancesco, caposervizio presso gli impianti di risalita Costabella.
Domenica 24 Agosto – Cresta di Costabella – Passo delle Cirelle
Gruppo “B” | Difficoltà: E | Dislivello: 800 m | Tempi: 6 ore |
Lunghezza: 15 km | Quota Massima: 2683 m | (Passo delle Cirelle) | Cartografia Tabacco: 006 |
Bellissima escursione che conduce in una zona poco nota del gruppo dell’alta val di Fassa. Un’escursione lunga, ma senza ostacoli particolari e, praticamente priva di difficoltà tecniche. La partenza è dal passo di San Pellegrino in direzione del rifugio Fuciade, su segnavia CAI N° 607. Dal rifugio la traccia risale, sempre circondata da estese praterie verdi, mantenendosi a destra della Val de Medas. Proseguendo, l’ambiente diventa più severo. Mano a mano che si risale la vegetazione comincia a lasciare il posto a vasti e spettacolari ghiaioni, che il sentiero risale con rapide serpentine e che contribuiscono a smorzarne la pendenza. Si continua lungo paesaggi aridi e spettacolari, nella stupenda Val di Tascia e il Bus da la Tascia. Sulla sinistra le Ponte Cadine e la cima Cadine cadono a strapiombo sulla valle. Arrivati al passo si apre un panorama straordinario sulla Cima Ombretta, il Sasso Vernale a est e su Cima Uomo – 3010 m, a ovest. Il rientro avviene per la via di salita.
Sabato 30 / Domenica 31 Agosto
Monti di Fundres – Picco della Croce
Quota massima: 3135 M (Wilde Kreuzspitze)
Cartografia: Tabacco 014
Giorno 1 Difficoltà: E |
Parcheggio presso Malga Fane Rifugio Bressanone (Brixner Hutte) – 2307 m |
Dislivello 870 m | Tempi 2 ore | Lunghezza 4,3 km |
Giorno 1 Difficoltà: E |
Salita facoltativa alla Cima di Valmala – 3022 m | Dislivello: + 760 m – 760 m | Tempi: 3 ore | Lunghezza 5,5 km |
Giorno 2 Difficoltà: EE |
Rifugio Bressanone (Brixner Hutte) – 2307 m Picco della Croce – (Wilde Kreuzspitze) – 3135 m Parcheggio Malga Fane |
Dislivello: 890 m – 1460 m |
Tempi: 6 ore | Lunghezza 13 km |
I Monti di Fundres (Pfunderer Berge) sono un gruppo montuoso delle Alpi della Zillertal (Alpi Aurine), in Alto Adige. Prendono il nome dalla località di Fundres, frazione di Vandoies e dalla omonima valle che si incunea nel gruppo montuoso. Il Picco della Croce (Wilde Kreuzspitze – 3135 m) ne rappresenta la vetta principale ed offre una vista impressionante sulle Alpi della Zillertal, sul Lago Selvaggio … ed anche oltre. Passo sicuro ed allenamento sono richiesti, ma per gli escursionisti esperti questa salita non presenta difficoltà. Altra cima prestigiosa è la cima di Valmala (Wurmaulspitze – 3022 m). La Wurmaulspitze è molto singolare, priva di ghiacciai e coperta da verdi pascoli sino a 2800 m, diventa rocciosa soltanto negli ultimi 250 m.
Giorno 1 – L’escursione inizia dalle caratteristiche baite di Malga Fane, risalendo un comodo e largo sentiero (praticamente una forestale) fino al Rifugio Bressanone – 2307 m (BrixnerHutte). Il percorso è assai gradevole e rilassante, gentilmente accompagnato dal rumoreggiare del Rio di Valles, sempre circondato dai verdi prati di Armguel e Zintemberg. Dal rifugio, scaricati gli zaini, si potrà proseguire per salire alla cima di Valmala Seguendo il segnavia “Wurmaul”, a sinistra del Rifugio. La traccia sale su pendii erbosi, anche ripidi, che richiedono attenzione. Alla fine si raggiunge una sella detritica pianeggiante, sopra il quale risalta il castello roccioso sommitale. Si superano alcuni facili passaggi rocciosi attrezzati e si raggiunge la solitaria cima. Il rientro avviene per la via di salita.
Giorno 2 – Dal rifugio, verso NO, si prosegue verso il fondo della vallata alpina sul sentiero N° 17B. Con un largo giro verso sinistra ci si avvicina al giogo Rauhtaljoch (Passo Val di Nebbia) – 2807 m. Il tratto si fa più ripido e richiede passo sicuro e buon allenamento. Dal giogo Rauhtaljoch si prosegue decisamente verso Nord sul sentiero N° 18 verso il Picco della Croce, che si raggiunge in poco meno di un’ora. Il sentiero rimane ripido, ma la vista sulle vette circostanti ed il Lago Selvaggio ricompensano ampiamente tante fatiche. Superato un ulteriore poggio e gli ultimi metri, finalmente, si giunge alla vetta: la vista a 360 gradi che il Picco della Croce offre, non solo sulle Alpi della Zillertal, è veramente impareggiabile. Si scende ritornando al giogo Rauhtaljoch per intercettare nuovamente il sentiero N° 18 che prosegue verso il Lago Selvaggio (Wildersee). La traccia si snoda lungo la sponda sinistra dello specchio lacustre, immersa costantemente nel verde sgargiante di queste incredibili vallate, un vero e proprio tripudio di bellezza e di serenità, che riempiono il cuore e la mente. Wildersee, situato a 2538 m di quota, è uno dei laghi di montagna più profondi dell’Alto Adige, ben 46 m ed il maggiore tra quelli delle Zillertal. Le acque blu scure trasmettono un senso di profondità, la sua grandezza e posizione, le pareti delle montagne che paiono cadere a picco dentro il lago stesso … un piccolo gioiello conservato preziosamente dalle Montagne Si arriva così alla Malga Labeseben – 2100 m e da lì si prosegue verso SE, in discesa e su ottimo sentiero, fino all’innesto con il segnavia N° 18 che riporta al punto di inizio dell’escursione, alle Malghe Fane.
Cima delle Domenica 7 Settembre
Gruppo del Lagorai – Cima delle Stellune
Difficoltà: EE | Dislivello: 1130 m | Lunghezza: 18 km | Tempi: 7 ore |
Quota Massima 2605 m | (Cima delle Stellune) | Cartografia Tabacco: 014 |
Cima delle Stellune si trova nella parte occidentale della Catena dei Lagorai e presenta più valli d’accesso: dal versante settentrionale attraverso la Val Moena, dal versante occidentale, dalla Val delle Stue e dal versante meridionale per la Val Sorda. Tutti questi itinerari confluiscono alla Forcella di Val Moena da cui si risale il versante settentrionale della cima seguendo un tracciato militare della Grande Guerra. La partenza avviene da Ponte Conseria, seguendo inizialmente la strada forestale, per poi inoltrarsi nel bosco. L’avvicinamento prosegue dal versante sud, quello della Val Sorda, tributaria della Val Campelle, alla quale si accede dalla Valsugana. Risalendo la valle si lascia Malga Valsorda sulla destra e si superano i caratteristici Laghetti delle Buse Basse, o Laghi di Rocco, per arrivare alla Forcella di Valsorda – 2256 m, dove sono tuttora visibili ed evidenti tracce della 1^ Guerra mondiale. Più in basso, il Lago delle Stellune. Si prosegue poi costeggiando il versante ovest della Cima fino alla Forcella di Val Moena, superando una delle tipiche pietraie di massi porfirici dei Lagorai, un tempo tratto di strada militare e oggi parte della “Translagorai”. La salita vera e propria alla Cima si stacca, appunto, dal tracciato principale poco oltre la forcella, inizialmente su un pendio roccioso piuttosto ripido e con brevi tratti piuttosto esposti. Successivamente il sentiero si fa nuovamente facile, superando un ultimo tratto più ripido ma ben gradinato. La discesa avverrà per la stessa via di salita. Escursione poco nota ma in ambiente vario e selvaggio, panorama a 360 gradi.
Sabato 28 Settembre – CrestaCarnica – Pfannspitze
Difficoltà: E | Dislivello: 1000 m | Lunghezza: 16 km | Tempi: 7 ore |
Quota Massima – 2678 m | (Cima Pfannspitze) | Cartografia Tabacco: 007 |
Una lunga cresta di rocce stranamente colorate corre da occidente ad oriente, a dividere l’Italia dall’Austria, il Comelico dal Tirolo e dalla Carinzia. Montagne umili, nessuna torre, campanile o guglia aguzza che fori il cielo. Non per questo mai banali nel lungo susseguirsi della scogliera rossastra. È la Cresta Carnica Occidentale, meglio conosciuta come Creste di Confine. L’ escursione, dalle modeste difficoltà tecniche, permetterà di raggiungere una cima poco conosciuta, ma che può regalare panorami inconsueti, uno su tutti la vista del Grossglockner. Da malga Coltrondo – 1879 m, si prosegue verso malga Nemes sul segnavia N° 156, per poi risalire tutto il vallone di Vallorera su sentiero N° 146, fino al passo Silvella (Kniebergsattel – 2329 m. Su segnavia N° 160, a sinistra, si risale fino alla sella dei Frugnoni – 2562 m, punto di confine con l’Austria, dove è ben visibile il lago Obstansersee e l’omonimo rifugio, che sorge nei pressi del lago a quota 2304 m. Si prosegue verso est, su Segnavia lungo la Cresta di Confine tra Italia e Austria, con continui saliscendi, transitando prima per la forcella Pala degli Orti, (Obstanser Sattel – 2579 m) fino al punto di contatto con il sentiero N° 403. Si risale il crinale roccioso che porta alla Pfannspitze o cima Vanscuro – 2678 m. A ritroso si ritorna alla Sella dei Frugnoni e al passo Silvella. Da qui, in leggera ma costante salita, si raggiunge la Sella del Quaternà – 2379 m, (la cima del Quaternà dista solo 120 m più su). Infine, con comoda discesa su strada forestale su sentieri N° 173 e N° 149 si rientra al punto di partenza passando per il rifugio Rinfreddo – 1887 m.
Domenica 5 Ottobre – Altopiano di Asiago – Cima Portule
icoltà: EE | Dislivello: 830 m | Lunghezza: 14 km | Tempi: 6 ore |
Quota Massima 2310 m | (Cima Portule) | Cartografia Tabacco: 050 |
L’Altopiano dei Sette Comuni, o Altopiano di Asiago, è un vasto tavoliere delle Prealpi Vicentine, a cavallo tra la parte settentrionale della provincia di Vicenza e la parte sudorientale della provincia di Trento. Cima Portule, situata nella parte occidentale dell’Altopiano, è una montagna alta 2310 m. Interessata da rilevanti eventi bellici durante la prima guerra mondiale, vede il suo profilo occidentale “tagliato” da una strada militare, la Erzherzog Eugen Straße, costruita dai soldati del III° Corpo d’Armata austriaco nella primavera del 1916 (in soli 32 giorni), che permette di raggiungere agevolmente “Bocchetta Portule”. La zona è nota per la presenza di fortificazioni scavate direttamente nella roccia (le cannoniere). Questo anello, che raggiunge una delle cime più alte delle montagne vicentine, consente di apprezzare uno dei “balconi” più panoramici e suggestivi dell’intero Altopiano, in un ambiente ricco di flora e fauna. L’escursione inizia dall’Agriturismo Malga Larici di Sotto, dove si prende il sentiero N° 826 che risale, con facile e costante pendenza, il bosco fino a Porta Renzola – 1949 m. Da qui inizia il tratto più faticoso per Cima Portule. Dalla cima si potranno apprezzare le migliori vedute di tutta l’escursione, dalla sottostante vallata della Valsugana, ai principali monti dell’Altopiano di Asiago e, in lontananza, la Catena del Lagorai. Con una piacevole discesa, costante ma lunga, si raggiunge Bocchetta Portule, dove si prenderà la strada militare Erzherzog Eugen Straße per rientrare al parcheggio.
Domenica 27 Ottobre – Castagnata a sorpresa
Difficoltà: T | Dislivello: |
Lunghezza: |
Tempi: |
Quota Massima | Cartografia Tabacco: |