Dopo il terzo e vasto incendio (notte del 15 settembre 1867) il Comune di Lozzo decise di ricostruire con nuovi criteri edilizi ed urbanistici le case bruciate. Nel giro di poche settimane (22 ottobre) fu affidato l’incarico, presentato un piano completo corredato di una relazione finale (6 marzo 1868), approvato dal Genio Civile di Belluno ( 17 settembre).

Il progetto dell’ingegnere civile Giovanni Battista Simeone Zanetti (1837-1897), lozzese, era fondato su criteri di economicità, igiene, miglioramento della viabilità, sostenuti da un’analisi razionale del territorio. Prevedeva la costruzione di un asse stradale e lo sviluppo dell’abitato sulle pendici orientali con la formazione di una nuova borgata, separata dal nucleo incendiato da un’area per “dividere l’abitato onde preservarlo possibilmente da nuovi disastri”. Il piano era corredato dalle planimetrie di nove tipi di abitazione, quattro dei quali raccolsero il favore delle famiglie interessate, in tutto 129 unità abitative. Ma qualcosa non dovette funzionare se nel novembre dello stesso anno il Comune affidò un nuovo incarico all’ingegnere Osvaldo Palatini che il 22 gennaio 1869 presentò un progetto che manteneva compatto il centro abitato sviluppandolo verso Nord e Sud.