Il Matajur, detto anche Monte Re e Baba in dialetto sloveno locale, è una montagna delle Prealpi Giulie alta 1.641 m. Si trova nella parte orientale del Friuli ed è l’altura che sovrasta la città di Cividale. Il monte, nonostante la limitata altezza, è facilmente individuabile dalla pianura friulana per la sua caratteristica forma conica ed è il rilievo più rappresentativo ed il simbolo delle Valli del Natisone. Il periodo di formazione del monte non è precisamente databile in quanto risulta composto, per lo più, da materiale sedimentario dei periodi compresi tra il giurassico ed il cretacico superiore. Sondaggi effettuati sui versanti del monte hanno portato all’individuazione di tracce di oro con zinco, argento e mercurio nativo. Sulla cima del monte spicca la chiesetta del Cristo Redentore, costruita sulle macerie della cappella inaugurata nel 1901 per ricordare i diciannove secoli dalla Redenzione e colpita prima da un fulmine e quindi distrutta dalle vicende belliche legate alla battaglia di Caporetto. Dalla cima si può osservare un magnifico panorama che spazia dal Carso, all’Istria, alla laguna di Grado e alle cime del Canin, del Mangart, del Tricorno, del Monte Nero e delle Dolomiti. Dai fianchi del monte sgorgano le acque delle sorgenti e dei torrentelli che ingrossano il fiume Natisone e, nella vallata di Savogna, le acque del torrente Alberone e dei suoi affluenti di destra. Nella zona del monte Matajur, ed in special modo nella valle di Savogna, sono presenti un numero notevole di cavità e di grotte tra le quali occorre ricordare la voragine di Cerconizza, la Ta Pot Čelan Jama, la Velika Jama, la grotta di Mersino Alto, la Sesna Jama di Mersino, la Casera Glav di Masseris e la grotta di Jeronizza. La cima del monte è stata, fin da tempi remoti, terra di confine: dapprima con l’Austria, poi con la Jugoslavia ed, oggigiorno, con la repubblica di Slovenia. Il toponimo Matajur compare negli scritti e sulla carte geografiche solamente nel secolo XVIII. Il nome ha origine da Mont Major (Monte Maggiore di Cividale) che, nel tempo, é mutato in Mot Major, Mat Major, Matajor ed, infine, Matajur. La popolazione locale lo chiama anche (Velika) Baba, che sta ad indicare una vetta rocciosa isolata, o, solo dal XX secolo, Kalona con riferimento all’obelisco eretto a fianco della cappella del Cristo Redentore e distrutto, come indicato in precedenza, nel corso della prima guerra mondiale. Si ritiene che il Matajur fu scalato dal re longobardo Alboino quando, giunto in prossimità dell’Italia, lo risalì per ammirare le fertili pianure friulane che stava per invadere. L’altura del Matajur, nel corso della prima guerra mondiale, fece parte dell’ultima linea di difesa italiana approntata dalla 2^ Armata per la protezione della pianura friulana in caso di sfondamento dei reparti combattenti nelle posizioni avanzate. Il monte passò alla storia in quanto, nel corso della battaglia di Caporetto, il tenente Rommel, il futuro feldmaresciallo, ne conquistò la cima. Il 24 ottobre 1917, dopo un lungo bombardamento, il tenente Rommel, a capo di sei compagnie tedesche, lanciò una veloce offensiva, con la tattica dell’attacco a sorpresa, sul Colovrat e in breve tempo ne conquistò le cime. Invase quindi la vallata di Savogna ed attaccò il Matajur, difeso dalla Brigata Salerno. Dopo 52 ore di marce sfibranti ed audaci combattimenti, ne conquistò la vetta facendo quasi 9000 prigionieri ed un enorme bottino di materiale bellico. L’avanzata del tenente Rommel fu uno dei più importanti episodi della battaglia di Caporetto perché fu determinante per la tragica ritirata italiana. Dal Matajur, Rommel proseguì, attraverso Longarone, la sua veloce avanzata fino al fiume Piave.