Dal quartier generale italiano all’attuale rifugio

Nel 1915, quando le operazioni belliche in atto investirono anche il settore del Monte Piana, il comando italiano provvide al reperimento di una sistemazione logistica adatta al quartier generale. Scelse il punto terminale della strada proveniente dal lago di Misurina, ossia il luogo dell’attuale rifugio. Con l’inizio dell’estenuante guerra di posizione e l’impiego sempre più massiccio di truppe e di armamenti, si accentuò la necessità di più consistenti soluzioni logistiche. Accanto alle baracche del quartier generale sorsero le basi di rifornimento ed i servizi logistici per le truppe di rincalzo: magazzini, cucine, un grande ospedale da campo e solidi rifugi completarono la strutturazione di questo importante centro operativo italiano sul Monte Piana. Benchè l’ubicazione del comando non fosse direttamente visibile da parte degli austriaci, le ricognizioni aeree permisero ben presto di individuare la funzionalità strategica di tale insediamento. L’artiglieria pesante austriaca bersagliò a più riprese questo vitale centro strategico italiano. In seguito gli italiani corsero ai ripari costruendo sistemi sotterranei a prova di bomba; realizzarono infatti una lunga galleria con una diramazione laterale penetrando nelle viscere della montagna. I due cunicoli sono tutt’ora conservati; prendono il via in un edificio accanto al rifugio e fungono da serbatoio per l’acqua. Dopo la prima guerra mondiale i numerosi escursionisti utilizzarono i vari sistemi sotterranei per proteggersi dal maltempo. In seguito, a causa delle intemperie e della mancata manutenzione, questi ripari andarono in deperimento. Verso la fine degli anni venti la scena ormai era desolante: ovunque null’altro che enormi cumoli di rovine. Il crescente traffico automobilistico comportò un notevole incremento di visitatori e la necessità di un rifugio si rese sempre più urgente. Il capitano Agosto Martinelli-Bianchi, che tornava spesso sul Piana per rivedere i luoghi dove aveva combattuto, decise un bel giorno di costruire un rifugio nella zona dell’ex quartiere generale italiano. Scelse una posizione appena a ridosso dell’edificio occupato dallo stato maggiore. Nel 1932 il rifugio venne solennemente aperto al pubblico; il suo nome Rifugio Maggiore Angelo Bosi, intende tramandare ai posteri la figura del comandante caduto sulla sommità meridionale del Monte Piana il 17 Luglio 1915. Il nuovo rifugio divenne ben presto un ulteriore stimolo alla visita al Monte Piana e costituì un luogo d’incontri fraterni fra Nord e Sud. La seconda guerra mondiale interruppe brutalmente il fiorente sviluppo turistico dell’area; nel 1943 le truppe germaniche presero in affitto il rifugio e la capanna per destinarli a scopi militari. Dopo la guerra il rifugio si presentò talmente devastato da far presagire un lungo periodo di lavoro prima di poterlo restituire alla sua precedente funzione. Infatti nonostante il crescente afflusso di turisti, il rifugio rimase a lungo in uno stato di desolante precarietà e precisamente fino al 1962, quando il Cav. De Francesch acquistò la casa e la capanna e con encomiabile impegno personale e l’aiuto della famiglia ristrutturò l’intero complesso, realizzando un progetto all’insegna dei più moderni requisiti della ospitalità. L’attuale Rif. Bosi infatti è un autentico punto di riferimento per tutti gli appassionati della montagna. All’interno, in uno spazioso locale è stato allestito un museo che custodisce materiale bellico italiano ed austriaco reperito nei dintorni; si tratta di una esposizione istruttiva che comprende armi da fuoco, munizioni e piccoli oggetti personali dei soldati. Il tutto è corredato da una ricca documentazione giornalistica e fotografica dell’epoca.