IL FATTO: (25 giugno 1967) avviene nel contesto di azioni terroristiche di gruppi che rivendicano l’appartenenza dell’Alto Adige al Sud-Tirolo Austria:……. Prima a giungere nella zona dell’insidia è una pattuglia di alpini del Battaglione “Val Cismon” al comando di un capitano, a cui si è unito il tenente della Guardia di Finanza che ha giurisdizione nella zona. Era stata udita, nella notte, una violenta esplosione verso il passo di Cima Vallona e si presumeva fosse stato fatto saltare, come altra volta era accaduto, un traliccio dell’alta tensione. La pattuglia, raggiunta la zona del Passo, muove con circospezione attorno al traliccio che era stato effettivamente divelto, marciano in fila, un passo dietro l’altro. In testa l’ufficiale degli alpini (capitano Alamari) ed il tenente di Finanza (Marinetti) seguiti dall’alpino Piva Armando e dagli altri. Improvvisamente uno scoppio ed il Piva è sbalzato sanguinante fuori dalla fila. Gli altri: indenni. Allarme generale. Il Comandante del IV CA: invia immediatamente sul posto con un elicottero, personale specializzato antisabotaggio. Per tutta la mattinata si gira attorno alla zona del crimine alla ricerca di altre possibili insidie; da Santo Stefano arriva il comandante del Btg. “Val Cismon” Ten. Col. Costanzo con altri alpini e la zona è ancora ripetutamente calpestata, percorsa e ripercorsa senza rivelare ulteriori insidie. Alle 15 il gruppo degli antisabotaggio al comando del capitano Gentile, ridiscende a piedi verso il fondovalle seguendo a distanza gli altri gruppi  che già si erano incamminati; viene oltrepassato il punto ove era caduto l’alpino Piva e, 300 metri più a valle, la tragedia. Una violenta esplosione investe l’intero gruppo di sei uomini. Uno solo di essi è indenne, un’altro è ferito gravemente: il sergente maggiore paracadutista Marcello Fagnani; gli altri dilaniati, maciullati. Una vera roulette russa; un destino inesorabilmente segnato……..

IL RICORDO: la chiesetta a Cappella Tamai

Il 25 giugno 1967 un’ondata di sdegno esplose in Italia per il proditorio eccidio di Cima Vallona. Un capitano dei carabinieri: Francesco Gentile; due paracadutisti: il sottotenente Mario Di Lecce ed il sergente Olivo Dordi; un alpino del battaglione “Val Cismon”: Armando Piva, perivano nell’imboscata, dilaniati da scoppio di trappole esplosive. Sembrò, allora, che l’opinione pubblica non potesse placarsi per l’indignazione ed il risentimento, ma bastarono invece pochi giorni perchè un fatto, pur tanto increscioso, perdesse di attualità passando al ruolo dei ricordi.

……..alcune popolazioni non poterono dimenticare perchè chiamate direttamente in causa da un contesto di analoghe, secolari vicende locali: le popolazioni del Comelico. ……..

Così nella valle del Digon, ad un bivio della strada che porta al confine, ove prima sorgeva un altariolo in località denominata Cappella Tamai, spicca ora,  nella radura del bosco, l’ampia velatura del tetto in scandole d’una chiesetta che sembra nata sul posto tanto mirabilmente si fonde con l’ambiente circostante. Là le Vittime di Cima Vallona e con esse tutti i Caduti delle Forze Armate che sono stati sacrificati per la questione dell’Alto Adige, non potranno essere dimenticati.

LA CHIESA: (1970)La chiesa ricalca vagamente la sagoma d’una tenda piantata nel bosco. L’ampia velatura del tetto in scandole, che scende fino ad agganciarsi  ai plinti di una grande piattaforma  di cemento, perde nella sua movimentazione ogni rigidità in sintonia con l’ondeggiare dei boschi circostanti. Di concezione moderna, se pur intonata alle tradizioni locali, è stata realizzata su progetto del perito industriale Neri Valmassoi con la collaborazione dei geometri Mauro Gant ed Enzo Dall’Asta e del disegnatore Mario Carbonio; tutti alpini della Sezione Cadore i quali hanno contribuito, con lo stesso merito, in comunione di idee, a tradurre nel legno, nel cemento, nel ferro, le comuni esperienze d’un modo di sentire l’opera di pietà sotto lo stimolo della passione alpina. La sua realizzazione è stato un miracolo di solidarietà alpina.

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