Pian Trevisan rappresentava la sede del più importante centro delle retrovie del fronte della Marmolada. Da qui, infatti, transitava la teleferica che dalla Val Gardena, attraverso il Passo Sella e Canazei, raggiungeva il col de Bous ed infine l’Undici lungo il ghiacciaio della Marmolada. Ai prigionieri di guerra Russi fu affidata la costruzione di due sentieri che mettessero in comunicazione Pian Trevisan da una parte con il Passo Fedaia e dall’altra con il Grand Poz e la Marmolada. I prigionieri alloggiavano nella parte antica dell’ex rifugio Villetta Maria m 1681, edificato dalla Guida Alpina Erminio Dezulian sui resti di un ospedale da campo austriaco e completamente distrutto nel 1987 da un violento incendio in cui perse la vita lo stesso Dezulian. Oggi, nello stesso luogo, sorge un albergo che ha mantenuto il nome originario.

Via Néva: il sentiero 605 parte dal Rifugio Villetta Maria e percorre l’erta rampa segnata dalle stazioni della Via Crucis fino a raggiungere a quota 1870 la Cappella del “Crist de Fedaa”; il sentiero prosegue con modica pendenza al Col di Ciampié per diventare maggiormente ripido nell’ultimo tratto. La costruzione della diga ha cancellato i resti delle numerose postazioni di questa zona del fronte. Poco prima di raggiungere la diga, sulle rocce sovrastanti il sentiero si trovano alcune tabelle commemorative a ricordo dei reparti austriaci e tedeschi che presidiavano questo settore. Abbandonando con cautela il sentiero in corrispondenza delle tabelle si apprezzano in basso i terrazzamenti con muri a secco di contenimento che costituivano i basamenti per le baracche delle immediate retrovie. In tale zona, denominata “Pozes”, parzialmente mascherate dalla vegetazione, si trovano alcune targhe, una delle quali dedicata alla Compagnia di Elettricisti. Poco prima di arrivare al Rifugio Castiglioni si trova, infine, l’ingresso di un’ampia caverna che non è, però, visitabile.

Via de Rusci: dal Rifugio Villetta Maria si attraversa il bosco d’abeti e si oltrepassa su un ponticello il torrente Avisio; s’imbocca quindi, la vecchia e ripida strada militare costruita dai prigionieri russi (da qui il nome) fino al Pian de Scalet m 2032; lungo il sentiero, targa commemorativa a ricordo di un geniere austriaco caduto. Il sentiero entra, quindi, nell’ampia conca della Ciamorciàa, aggirando la parete occidentale del Col da Barànchies fino a raggiungere i rifugi, lungo i canali di gronda della diga (sentiero n. 619).