All’inizio del conflitto la cima del Lagazuòi Grande e del Lagazuòi Piccolo erano saldamente in mano agli austriaci, ma la cengia che solca la parete meridionale del Lagazuòi, all’incirca a metà altezza, ora chiamata cengia Martini, per due anni costituì un caposaldo avanzato delle truppe italiane. La notte del 19 ottobre 1915 alcuni alpini del battaglione Val Chisone agli ordini del Tenente Martini riuscirono a raggiungerla e ad appontare le prime postazioni. Le fortificazioni vennero poi accresciute e migliorate, i due torrioni rocciosi presenti sulla cangia(Sasso della Nebbia e Sasso Tatuato) furono perforati e attrezzati con mitragliatrici ed un cannone. Arrampicandosi poi lungo la parete sovrastante, gli alpini riuscirono a portarsi a meno di 40 metri dalla vetta. Gli austriaci organizzarono più di un attacco per la conquista della Cengia Martini. Particolarmente violento fu quello del 17 dicembre 1915; un altro fu portato ad un paio di settimane di distanza con lanciamine e bombe a gas. L’insuccesso dei due attacchi convinse il capitano Eymuth, comandante del forte Intra i Sass, a costruire una galleria per far saltare la cengia. I lavori iniziarono nel luglio del 1916. Il 22 maggio 1917 una gigantesca mina di 24 tonnellate di esplosivo fece saltare 130.000 metri cubi di roccia. Gli italiani, che avevano fatto a tempo a ritirarsi poco prima dell’esplosine, rioccuparono poi la cengia e ricostruirono le postazioni. La guerra sotterranea non era finita. Gli italiani stavano scavando una galleria che partiva dall’estremità orientale della Cengia Martini e, con andamento elicoidale, portava sotto le postazioni austriache della vetta. La direzione dei lavori era stata affidata ai medesimi ufficiali che avevano realizzato la galleria del Catelletto di Tofana, i tenenti Malvezzi e Cadorin. La realizzazione dell’ impressionante galleria, che ha uno sviluppo di circa 1100 metri, richiese complessivamente 6 mesi di sforzi. Il 19 giugno 1917 fu completato il caricamento della camera di scoppio, poche decine di metri sotto la cima del Lagazuòi. Gli austriaci avena già abbandonato la postazione dominante a quota 2688m. alle ore 23 del 20 giugno dato fuco agli innesti, provocando un’esplosione di 33.000 kg di gelatina(un quantitativo pressoché identico utilizzato sul Castelletto). Pochi minuti dopo l’esplosione gli alpini occuparono il cratere ma non riuscirono a progredire oltre perché sottoposti al tiro delle mitragliatrici austriache.