Tra tutte le catene delle Alpi, Julius Kugy ha certo prediletto le Alpi Giulie. Ed in queste il monte che ha maggiormente colpito la sua fantasia artistica, il suo estro lirico, è stato il Montasio.Questa predilezione per il Montasio non ha solo riscontro poetico-letterario in Kugy: egli è innanzi tutto – almeno in un primo tempo – un alpinista, ed alla montagna prediletta rivolge la sua attenzione di esploratore. Vi traccia così sei vie nuove e tre varianti.Tra questi itinerari vanno ricordati particolarmente quello della Forca dei Disteis, giustamente giudicata una delle più dure per la sua epoca, e la diretta nord per la quale possiamo parlare addirittura di epopea.Più d’ ogni altro, il versante settentrionale lo aveva impressionato: ”…Visto da Nord dalla Saissera, il Montasio si aderge con pareti spaventose. E’ una visione che soggioga, che bisogna vedere, che nessuna descrizione può ridare. Quante volte mi sono sdraiato sul praticello, davanti alla capanna Saissera, a riposare, sognare, a guardarlo come si guarda il Cervino dai pascoli del Breuil. E quale spettacolo quando lo scirocco fasciava le creste di vele nere e trasformava la montagna in un severo trono di nuvole ! Specialmente bella lo vedevo quando, dormendo nella Saissera, mi destavo ai suoi piedi. Allora nel gioco delle luci mattutine, quel colosso assumeva una grandezza di sogno.”Proprio l’apertura di una via su quella magnifica parete settentrionale costituisce uno degli scopi maggioritari dell’alpinista Kugy. Deve compiere alcuni vani tentativi, e quando finalmente riesce ad effettuarla, non rimane soddisfatto perché l’itinerario segnato non costituisce quella “direttissima” che aveva sognato e che il suo amore per la superba montagna esigeva.”… Ma quando sfumò la prima gioia della vittoria e quando mi misi a pesare i risultati ottenuti, non mi trovai soddisfatto. La via conduce sulla sella del Vert Montasio. Di lì bisogna passare per la via Brazzà. Non era dunque una via da nord, una via diretta.”Questa estrema correttezza alpinistica è peculiare del nostro personaggio, ed in questo caso è pure dovuta al grande amore per il Montasio, ed al suo senso d’arte che lo spinge ad esigere un itinerario degno in tutto della bellezza di quel monte.Il “grande colpo” gli riesce cinque anni dopo. E sarà una salita notevole che contrariamente alle sue abitudini si rivelerà anche aleatoria e rischiosa nel superamento del tratto chiamato poi “ Passo Oitzinger”, ‘>“una delle cose più difficili che io abbia mai fatto”.Dopo quel passaggio sarà la corsa gioiosa verso la vetta, raggiunta verso le tre del pomeriggio. Così Juilius può finalmente concludere:” La via nord diretta era trovata, e allora finalmente fui contento !”.