“Cartusia Paduae Sancti Hieronimi et Sancti Bernardi” è il quattrocentesco edificio monastico che, durante le vicissitudini legate alla guerra contro la Lega di Cambrai, si trovava nei pressi dell’attuale viale Codalunga lungo la spianata delle mura di Padova, costruite appositamente dai veneziani per difendersi dalle terribili bombarde di Massimiliano d’Austria. L’edificio venne raso al suolo per non opporre ostacoli alla difesa ed il pietrame utilizzato per la costruzione delle mura stesse.

Al termine della furiosa ondata bellica, l’ordine certosino decise la costruzione di un nuovo prestigioso monastero, ma in un luogo più appartato e meditativo. Venne naturale la scelta lungo le rive del Brenta, sede facilmente raggiungibile in barca da Venezia, sui terreni ereditati dall’ordine dal Vescovo di Padova.

I lavori iniziarono nel 1534, guidati dall’architetto Andrea Moroni, direttore degli infiniti lavori alla Basilica Benedettina di Santa Giustina. Proseguirono per circa trent’anni, guidati da Andrea Da Valle dopo la morte (1560) del Moroni.

I certosini s’insediarono nel 1560, tuttavia furono sempre in numero assai ridotto rispetto alle potenzialità logistiche della struttura. La Certosa non ebbe mai un ruolo di primo piano nello scenario religioso veneziano. Nel 1768, causa un decreto della Repubblica, come tutti i monasteri con meno di dodici monaci venne soppressa ed i beni incamerati dalla Serenissima.

Inizia così il lento ed inesorabile declino che vide l’imponente struttura ceduta a privati. Parti dell’edificio principale furono adattati a residenza di campagna dei marchesi Zugno, proprietari dal 1780. Altre strutture furono trasformate in fattoria e magazzini agricoli, sistemandovi dei mezzadri. Un’interea ala fu demolita e, nel frattempo, non mancarono atti di vandalismo e profanazioni. Ma i danni maggiori sono dovuti ai due eventi bellici. Nella prima guerra mondiale venne occupata quale caserma di retrovia, mentre nella seconda fu usata inizialmente come polveriera e, successivamente, come luogo di raccolta e sistemazione per gli sfollati a seguito dei bombardamenti di Padova.

Attualmente l’intero complesso è di proprietà privata, i conti Passi, eredi dei Zugno, ed in parte utilizzato come casa contadina.

La struttura è notevole dal punto di vista dell’architettura monastica cinquecentesca, come pregevole è la collocazione ambientale ancor oggi parzialmente conservata e di sicuro fascino. Purtroppo molte sono le parti in forte degrado se non abbandonate. E’ uno dei pochi esempi ancora rimasti in provincia. La visita è possibile solo esternamente ed è fortemente consigliabile per il fascino che sa suscitare questo angolo relativamente intatto della campagna padovana e va fatta in bicicletta percorrendo l’argine del fiume Brenta.