La strada del Mauria è sempre stata nei secoli passati una delle principali vie d’entrata e d’uscita del Cadore, anzi si può dire che nel Medioevo essa fosse la vera “porta” del Friuli. Per di qua passarono i Romani, come provato dal rinvenimento sul passo stesso di alcune monete imperiali, nonché i Patriarchi di Aquileia e i loro legati, allorché si recavano in visita pastorale nel Bellunese. Di qua transitavano i carri delle biade importate dal Friuli, come dimostrato dal contratto steso nel 1234 fra il Patriarca d’Aquileia Mainardo, conte del Tirolo e di Gorizia, per disciplinare tale passaggio di merci. Una convenzione del 1356 stabiliva poi che dopo ogni nevicata spettasse a quelli di Forni “pallare” la neve dalla strada fino al rio di Stabie, a quelli di Vigo da detto Rio fino alla fonte del Tagliamento, a quelli di Lorenzago il tratto restante. Nel 1401 passò Francesco di Carrara, nel 1508 Girolamo Savorgnano con le milizie della Repubblica Veneta per venir a soccorrere il Cadore stretto nella morsa imperiale, mentre nel 1509 vi transitò il Principe d’Hanault, certo non presago della sconfitta che lo attendeva poche miglia più in là, a Vallesella. E vi passarono pure gli Austriaci del Nugent il 4 giugno 1848, dopo aver superato la resistenza voluta da Calvi al Passo della Morte. Nel 1862, forse memore delle strettoie poste alla sua avanzata nel 1848, l’Austria non s’oppose alla strada nuova tra Forni e Lorenzago: essa, tracciata dall’ing. Palatini e realizzata dall’impresa De Podestà, si segnalava per le larghe svolte e soprattutto per un bel ponte sul torrente Stabia (m 1076), che formava confine tra le province di Udine e Belluno. Si trattava indubbiamente di un percorso comodo e suggestivo, snodato in un ambiente caratterizzato dalla scenografia del Cridola e del Miaron, nonché da una marea di abeti, ricercati per la loro corteccia scura (mauron=nero). Negli anni 1880, in seguito ad ulteriori, impegnativi lavori di miglioramento, nei quali furono impegnati drappelli di alpini, giungeva finalmente la promozione a “nazionale carnica” e Venanzio De Donà nella sua “mitica” Guida del Cadore del 1888 descriveva con orgoglio un’arteria che vantava casa cantoniera, stallo e posta a cavalli. Durante la Grande Guerra sappiamo come essa sia divenuta teatro della nostra drammatica ritirata dopo Caporetto e quindi dell’incalzante avanzata austriaca, che proprio in prossimità della casa cantoniera s’imbatté in alcuni disperati conati di resistenza italiana, il 7 novembre 1917.